Le vacanze di Natale sono arrivate e proprio in questo
periodo in cui molte persone si preparano ad affrontare lunghi viaggi, ecco
tornare un argomento di cui si è parlato molto negli ultimi anni, la «sindrome
da classe economica» sulla quale le opinioni dei medici e degli scienziati si
sono spesso scontrate.
Si è tentato di quantificare il rischio di trombosi e di
embolia polmonare legato a un viaggio aereo, ma nonostante numerosi tentativi
non si è ancora riusciti ad arrivare a un metodo che permetta di quantificare
il rischio, e soprattutto come intervenire per abbassarlo.
Se fosse vero che volare in classe economica aumenta il
rischio di trombosi, sarebbe indispensabile allertare chi vola su eventuali
sintomi da segnalare immediatamente al personale di volo e al medico una volta
arrivati a destinazione.
Se non fosse vero, non sarebbero fiorite pubblicazioni più o meno esaurienti
distribuite dalle compagnie sotto forma di depliant illustrativi oppure di
filmati proiettati sul circuito interno.
Per fare chiarezza su quanto obiettivamente oggi sappiamo
è stato pubblicato sul Journal of General Internal Medicine un articolo che ha
rivisto criticamente tutti gli articoli scientifici e gli editoriali pubblicati
sull’argomento per arrivare a fare chiarezza.
E’ certo che, nonostante vari tentativi di quantificare il rischio correlato a
un lungo viaggio aereo in posizione costretta con poca libertà di movimento,
ancora non si è riusciti a quantificare il rischio e a suggerire misure certe
per ridurlo.
I lavori esaminati vanno dal 1966 fino al dicembre 2005, in totale sono stati
presi in considerazione 25 studi.
Risultato:
» Tutti coloro che viaggiano in aereo, per un volo di durata superiore alle sei
ore, hanno un rischio più elevato del normale di sviluppare una trombosi delle
vene degli arti inferiori;
» Hanno un rischio più elevato coloro che hanno già avuto in passato un
episodio di trombosi o di embolia;
» Un viaggio aereo che duri più di sei ore comporta un rischio maggiore di un
viaggio che duri meno di sei ore;
» Una trombosi venosa profonda dopo un viaggio aereo viene diagnosticata
raramente (diagnosticata, non vuol dire che non se ne verifichino ma che non
vengono diagnosticate): 27 casi di embolia polmonare per milione di voli, 5
casi su 10.00 di trombosi venosa profonda diagnosticata con l’ecodoppler, ma è
certo che molti casi di trombosi venosa non danno sintomi e si risolvono
spontaneamente.
» Le calze elastiche sono utili nel prevenire la trombosi venosa profonda,
l’aspirina non lo è, e l’eparina a basso peso molecolare si è dimostrat5a
efficace in uno studio
In conclusione, tutti colori che viaggiano in aereo, a
prescindere dal rischio individuale per trombosi, dovrebbero evitare la
disidratazione e dovrebbero muovere i muscoli delle gambe. Se il viaggio dura meno
di 6 ore e il passeggero non ha nessuno dei fattori di rischio per trombosi
(età superiore a 40 anni, utilizzo di ormoni femminili, obesità, assetto
trombofilico, fumo, pregressa trombosi, famigliarità, gravidanza) a prescindere
dalla durata del volo non è necessaria alcuna profilassi. Il viaggiatore che
abbia almeno un fattore di rischio, o più di uno, dovrebbe utilizzare le calze
elastiche e /o l’utilizzo di eparina nel caso il viaggio che durasse più di sei
ore, o meglio ancora un rimedio naturale sicuro ed efficace come ZinopinLong-Haul, un prodotto Svizzero costituito da 3 estratti naturali
standardizzati ad alto dosaggio.